La Compagnia

Musici

 

Il gruppo musici rievoca infatti quella che era la funzione stessa dei tamburi e delle chiarine nel medioevo: dare il ritmo e imprimere forza alle proprie soldatesche in vista di una battaglia, e, allo stesso tempo, impressionare e intimidire i nemici con l'incalzante percussione dei tamburi e i maestosi squilli di chiarine.
Già da centinaia di metri di distanza, in un campo di battaglia un tempo, e per le festose vie cittadine oggi, i suoni riproposti dalla Compagnia dell'Orso richiamano l'attenzione di tutti i presenti o i passanti, per poter poi, dopo essersi schierati, offrire l'esibizione combinata con gli sbandieratori. Un vanto per il gruppo musici è l'originalità delle musiche e delle coreografie, che sono scritte, studiate e realizzate per ogni singola uscita.
I musici della Compagnia dell’orso si compongono dei seguenti elementi: chiarine, rullanti e imperiali. Con i loro ritmi e squilli non solo guidano le coreografie dei drappi ma con movimenti coordinati e precisi realizzano suggestive figurazioni di ispirazione marziale, proponendo vere e proprie esibizioni.

Sbandieratori

 

Il gioco della "BANDIERA" ha le sue prime documentazioni nel medioevo, infatti la bandiera veniva sventolata durante le manovre militari, con lo scopo di segnalare, anche a lunghe distanze, movimenti prestabiliti destinati alle truppe durante la battaglia. Questo movimento definito "gioco" è accostato alla figura dell'Alfiere, che era il militare designato ad effettuare proprio questi movimenti. Le bandiere poi, venivano ampiamente utilizzate, durante i periodi di sosta dalla battaglia, nelle parate, qui l'alfiere faceva roteare e volteggiare i vessilli; è proprio da questo "volteggiare" che nasce il gioco della bandiera, narrato da Francesco Ferdinando Alfieri nel suo testo "La Bandiera" del 1638.
sotto citato un verso del testo di Alfieri:

"Per inalberare l'insegna si prende con la destra e levandola in alto si dispiega e, supponendo che lo permetta il vento e la capacità del luogo, col garbo della vita potrà unitamente riverire gli spettatori prima di mettersi in gioco"

Tutto questo patrimonio espressivo, viene ereditato oggi dalla moderna figura dello sbandieratore che diventa il depositario protagonista più atteso negli eventi spettacolari prodotti dalle innumerevoli rievocazioni storiche, nate con lo specifico intento di recuperare in termini etici ed estetici la memoria storica di specifici territori.
Lo stile della "Sbandierata" moderna si riconosce in vari aspetti coreografici e acrobatici, dove le movenze usate fin dall'antichità dai primitivi "Bandierai", facendo assumere allo Sbandieratore un aspetto tra il giocoliere ed il danzatore, ma nello stesso tempo spettacolarizzando al massimo sia il movimento, il lancio ed il volteggio della bandiera stessa.
Non esiste uno standard di esercizio ma la prevalenza di essi nel territorio, si suddivide in esercizi di Singolo (un solo elemento), Coppia (due elementi) o a Squadre (quattro o più elementi).
Gli esercizi degli Sbandieratori vengono sempre accompagnati dai Musici, per lo più Timpani e Chiarine, che con il loro apporto musicale confluiscono allo spettacolo un'enfasi unica.

"La bandiera è il simbolo di un insieme di persone unite da un filo logico comune."

Armati

 

Gli Spadari della Compagnia rievocano la prima linea di fanteria degli eserciti del XIV secolo.
Grazie allo studio di antichi trattati ed allenamenti costanti, riportano in auge gli scontri tipici del Alto Medioevo.
Lo spettacolo è solitamente composto da un duello fra due spadari, i quali difesi da un’armatura tipica del 1300, composta da placche di ferro e cuoio, si sfidano a singolar tenzone per l’acclamazione del pubblico.
Oltre a questi non mancano spettacoli più elaborati, dove tre o addirittura quattro persone intervengono nello scontro, dando luogo ad una storia appassionante dai risvolti talvolta inaspettati.
L’arma più adoperata, come era d’uso nei tempi passati, è la spada a due mani, ma il gruppo Spade ha creato nel tempo un piccolo arsenale di armi con le quali riescono ad offrire sempre nuovi spettacoli.

Ambientazione

 

in ampi spazi aperti o incastonato fra le vie del paese si apre l’accampamento della Compagnia. Banchi del ceraiolo e dello speziale, dame con succulenti dolci, imponenti armati con le proprie armi coronano la tenda del capitano Vinciguerra. Si può assaporare un pezzetto di vita di accampamento, accompagnati dallo scoppiettio del falò e dal curioso nitrito dei cavalli.

Arcieri

 

La figura storica dell'ARCIERE medievale ha la sua origine nell'Inghilterra del XIII-XIV secolo. L'addestramento, quotidiano e costante, avveniva sia in luoghi militari (castelli, rocche, presidi) che in aree apposite allestite e gestite dalle parrocchie e dalle autorità laiche. L’addestramento iniziava in età precoce in modo d’acquisire la confidenza e la tecnica necessaria all'utilizzo dell’arco. Solitamente, gli arcieri appartenevano alla classe degli Yeomen, ossia i contadini liberi e benestanti che non erano sottoposti ad alcun signore feudale. Uomini forti e decisi capaci di maneggiare un potente arco come il longbow, che era in grado di sviluppare oltre 100 libbre di trazione (circa 45 kg). Presto, gli arcieri divennero il fulcro dell'esercito inglese.
Edoardo I promulgò l’obbligo dell’allenamento al tiro dopo le funzioni religiose ogni domenica ed ogni altro giorno di festa. Inoltre, venne vietato ogni altro tipo di gioco o attività sportiva in modo da favorire enormemente l’addestramento per l’arco.
In ogni villaggio erano predisposti, vicino alla chiesa, i campi di tiro.
L’abbigliamento dell’arciere era piuttosto agile e leggero, in modo da essere quanto più rapidi. Solitamente erano abiti comuni e stivali, il busto ed il capo protetti da corpetti e bacinetti in cuoio bollito, per lasciare gli arti superiori possibilmente più liberi possibili nei movimenti.
Infine le abilità che l’arciere militare doveva avere erano potenza, velocità, precisione di tiro e mobilità, queste abilità venivano governate dai comandanti, altra figura chiave del corpo arcieri.
I comandanti utilizzavano il tiro degli arcieri come una specie di “fuoco di sbarramento”.
In battaglia, nelle attività belliche di assedio e difesa delle mura, le abilità indicate dovevano essere impiegate con la giusta tattica ed elasticità per essere efficaci e consentire di affrontare ogni imprevisto ed ogni emergenza bellica. Capaci di scoccare 15-20 frecce al minuto, riuscivano a scatenare una potenza di fuoco tale da annichilire anche la più possente e numerosa carica di cavalleria.
L'atteggiamento dell'arciere era fiero ed usava sfidare i nemici salutandoli sul campo di battaglia con la mano alzata e le dita indice e medio tese verso l’alto. Esse erano proprio le due dita usate per tendere la corda del loro arco. I nemici, quando catturavano un arciere, non potendo chiedere un riscatto, date le umili condizioni del prigioniero, tendevano ad amputargli proprio quelle due dita, in modo da renderlo inoffensivo.

Gli Arcieri della Compagnia dell'Orso realizzano all'interno della rievocazione medioevale, quello che nel XIII secolo era uno dei passatempi e degli spettacoli più graditi dai nobili e dal popolo; praticano il tiro chiamato “istintivo” con frecce naturali in legno e piumaggio vero, in modo da poter essere più simili possibili ai tipi utilizzati nel medioevo.
Il tiro istintivo implica il concetto dell’unica possibilità, presupponendo l’assoluta mancanza di strumenti di precisione quali il mirino.
I nostri arcieri arricchiscono le esibizioni con le loro coreografie: scoccando le frecce legate a dei bellissimi nastri colorati, frecce infuocate oppure aiutando ad abbattere gli schieramenti nemici nella rievocazione delle battaglie. Catturando così l'attenzione e lo stupore degli spettatori.

Danze Medievali

 

Il lavoro che fa il gruppo Danze della Compagnia dell’orso é quello di eseguire danze che vanno dal XIV al XVI .Le danze medievali, infatti, non hanno lasciato moltissime tracce scritte e, se qualche chronicon dell'epoca ne parla, nessuno le descrive.
In particolare dalla fine del XIV secolo il ruolo della danza acquista un’accezione puramente ludica, caratteristica che diventerà la base del ballo di corte quattrocentesco, questo aspetto porterà un cambiamento, non solo nei danzatori, ma anche tra gli spettatori. La differenziazione tra il ballo di corte e la danza popolare, passa attraverso vari aspetti. Innanzitutto si perde la coralità delle danze popolari a vantaggio di coreografie con due o al massimo tre persone. Il contatto fisico, rispecchiando l’ideale di amor cortese, viene fortemente limitato e spesso ci si limita alla sola unione delle mani .
Le corti, con la stabilizzazione delle comunità urbane, organizzano feste che sono sempre più istituzionali, per fare sfoggio del potere detenuto sulla società e controllarne lo stato attuale. «La capacità di progettare e di realizzare parate, tornei, banchetti e rappresentazioni piene di sfarzo e ben congegnati è infatti una via per mostrare al mondo il proprio potere politico o il proprio prestigio» .
Le danze della Compagnia dell’Orso così si configurano un prezioso elemento di rievocazione di feste di Corte che hanno lo scopo di impreziosire oggi la Compagnia come impreziosivano le feste sfarzose progettate dalle corti.
Diverse sono le uscite sul territorio come animazione di feste di rievocazione storica , a seguito del corteo durante il luglio pistoiese, o nelle uscite cui viene invitata la Compagnia con i suoi sbandieratori, musici, arcieri e spadari. Siamo disponibili poi a collaborare e scambiarsi esperienze con altri gruppi di danze provenienti da tutt’Italia o sul territorio come quello de L’aura di Castellina.

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